La prima metà della primavera 2018 in Pianura Padana è stata
indubbiamente caratterizzata da temperature sotto media e da un importante
surplus pluviometrico: chi prima chi poi, tutti hanno beneficiato di un
continuo flusso perturbato freddo-umido che ha portato anomalie termiche negative
un po’ dappertutto al Nord e soprattutto importanti anomalie pluviometriche
positive.
Una primavera d’altri tempi insomma, che probabilmente 50
anni fa sarebbe passata abbastanza inosservata (a parte la forte ondata di gelo
a cavallo di febbraio e marzo), ma che oggi fa notizia, spesso assai errata
allorquando si citano neve sulle Alpi e gelate in pianura a fine marzo come
eventi del tutto inusuali. Chiariamo subito che sulle Alpi è NORMALE che
nevichi in primavera e -alle quote più alte- anche in estate; semmai è anomalo
avere temperature positive sulla Marmolada per due mesi…
La dinamica atmosferica ci ha regalato 70 giorni “anomali”
per la “nuova normalità”; quest’anno il cambio dei giacconi si è fatto molto
più tardi rispetto ai recenti anni (2013 escluso) e la fioritura è in ritardo
(non eccessivo in realtà, 10-20 giorni a seconda del tipo di piante, secondo
MeteoSvizzera).
Adesso però c’è un cambio di rotta: dopo aver vissuto il
lato freddo-umido della primavera, ora per un po’ vivremo quello caldo-secco. Sia
chiaro, nessun allarmismo né avverbi, locuzioni o aggettivi personali che nulla
hanno a che fare con la scienza: si apre un periodo oggettivamente stabile e
piuttosto caldo per la stagione. Fin qui non c’è niente di male, avere 23-25°
in aprile è considerato oramai normale (lo era un po’ meno qualche decennio fa,
ma pur sempre accettabile anche all’epoca, sebbene molto più occasionale): il
problema sorge quando tali valori termici si protraggono per tanto tempo, e ciò
è uno scenario visto e rivisto, spesso sfociato in eccessi termici esagerati (oltre
i 3° su scala mensile!).
Media ensemble per Milano: evidente la lunghissima fase caldo-secca in arrivo.
Il mio augurio è che dopo questa lunga fase stabile e molto
mite, ritornino un po’ di piogge e variabilità; se sarà così, allora 7-10
giorni con temperature più calde sono contemplate, se invece si aprirà una fase
marcatamente stabile sussisteranno (alla lunga) i soliti problemi, molto
probabilmente non al livello del 2017 ma pur sempre presenti (ricordo che la
siccità sui 12 e 24 mesi non è ancora del tutto debellata).
Un’ultima considerazione: capisco la gioia nel vedere tanta mitezza
dopo tantissime giornate grigie e uggiose, ma proviamo a proiettare tale
anomalia a luglio o agosto. La penseremmo ancora così?
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